Museo spazio vivo
Qualsiasi mossa o tattica gestionale che sarà decisa nei contesti museali, da adesso in poi, va considerata non solo nella prospettiva dell’oggi, ma soprattutto del domani. Per la sua stessa natura, anche se non dalla sua origine, il museo ha privilegiato la dimensione umana e la presenza fisica delle persone, passando da pochi eletti ad un pubblico variegato e multietnico, nella divulgazione della conoscenza e del sapere. Il venire meno di questo canale preferenziale reale, ha trasmesso temporaneamente al digitale l’intrattenimento del pubblico e la trasmissione di notizie e informazioni. Prevalentemente compiti di comunicazione e marketing, relegati ai social, e sporadiche mostre virtuali, ma non basta. Sarebbe impensabile, il venir meno di questo supporto informatico; è come negare lo spirito innovatore dei nostri tempi. La futura attrazione turistica passerà attraverso la gestione del distanziamento fra i visitatori e sul chiedersi come “abitare” di nuovo le sale del museo. Siamo stati abituati alle visite virtuali delle collezioni d’arte, che hanno provato timidamente a colmare temporanei vuoti dei servizi culturali, con la speranza di sensibilizzare a future riflessioni. Le regole per la fruizione museale sono definitivamente cambiate: basti prendere l’esempio della Cina post-Covid. L’ingresso alle strutture è permesso in primis da un’accurata prenotazione online con registrazione dei dati personali e con l’acquisto del biglietto digitale. Limite giornaliero di visitatori e ingressi contingentati, così da permettere di dilazionare le visite di poche persone alla volta, per far rispettare le distanze di sicurezza. Chissà se questo meccanismo non riesca a prendere piede anche qui in Italia, attraverso un progetto concreto e l’introduzione di nuovi fertili prodotti digitali da parte delle istituzioni culturali. Subito, e non domani. E come diceva Gandhi: “Bisogna saper ballare sotto la pioggia, non aspettare il sole”. La riapertura e la gestione dei flussi dovranno accompagnarsi ad una valutazione e mappatura, più precisa e costante che in precedenza, della qualità termoigrometrica degli ambienti di conservazione, per prevenire situazioni di eventuale pericolo per gli addetti museali e il pubblico. Aspetto molto spesso sottovalutato e non adeguatamente considerato in precedenza, ma che maggiormente oggi i musei dovrebbero adottare. Queste analisi potrebbero essere associate ad un sistema di geolocalizzazione e monitoraggio degli spostamenti, basato sullo sviluppo e progettazione software per applicazioni su dispositivi mobili, facilmente scaricabile. Determinati prodotti digitali permetterebbero di aprire la strada ad una sperimentazione destinata a divenire una prassi irrinunciabile nell’identificazione di modelli gestionali più adatti ad ogni singola realtà museale.
Foto: Thomas Struth