Marco Pejrolo – Stre3t Poethree
Questo articolo è uscito originariamente su Artribune.
La galleria 28 Piazza di Pietra presenta dal 16 gennaio al 14 febbraio Stre3t Poethree – la fotografia diventa racconto, gli scatti di Marco Pejrolo nei racconti di Alessandro Bergonzoni, Massimo Carlotto, Carlos Maria Dominguez, Gian Luca Favetto, Vittorio Nocenzi, Gian Paolo Ormezzano, Laura Pariani, Darwin Pastorin, Alessandro Perissinotto, Pino Petruzzelli, Luca Ragagnin, Andrea Satta e Shel Shapiro.
Trentanove fotografie, selezionate tra centinaia di scatti e ricomposte in trittici da Marco Pejrolo, ad ispirare le penne di tredici narratori. Fotografia e racconto, storie dal mondo, istanti di vita catturati e fissati dall’obiettivo del fotografo, che per un attimo porta l’osservatore altrove, e la maestria dello scrittore nel tradurre le immagini in parole, dando corpo e voce a protagonisti spesso inconsapevoli.
Marco Pejrolo offre allo sguardo dell’osservatore frammenti di realtà nella più rigorosa tradizione della Street Photography.
Stre3t è un movimento, un’oscillazione, una sospensione.
In 3 tempi.
Lo scatto. Movimento.
È sempre l’istante in cui si cede al desiderio. Il desiderio di fissare l’intimo stupore provato di fronte alla realtà osservata, intuita, svelata. L’occhio osserva, l’anima è mossa a compassione (cum patire: sentire con), si dispone docile al contatto con la realtà e ne rimane impressa. È la luce a scolpire gli scatti, ma la superficie sensibile (ancor prima che la pellicola o il sensore di una macchina fotografica) è la coscienza.
La ricerca dell’attimo da inquadrare e la sua selezione nel continuum dello spazio-tempo, è il richiamo che ha guidato Marco Pejrolo per le strade del Sud America, di Cuba, del Guatemala, di New York, di Parigi, di Boston, di Monaco di Baviera.
La ricomposizione. Oscillazione.
È il tributo che la passione paga alla ragione per riceverne in cambio nuovo stupore. Lontano dall’istinto dello scatto, dal tempo convulso e concitato della strada, il compito è quello di “scrivere”, comporre gli scatti in sequenze, di tre, per generare “discorso”, “racconto” breve, talvolta poesia.
La visione. Sospensione.
È il tempo dello spettatore. È il tempo della lettura. Il tempo di far oscillare lo sguardo da un’ immagine all’altra alla ricerca del sottile respiro che le lega.
Scrive Renzo Sicco, amico e compagno di lavoro e di viaggi di Pejrolo: “Marco sa che le storie stanno nascoste nei luoghi o nei particolari più impensabili. Nei punti di alta concentrazione umana, così come in spazi sterminati di solitudine e vento, ma in entrambi i casi ogni esistenza è unica. Le storie sono tra noi, a volte ci passano accanto perché la nostra indifferenza o il nostro carico di altre attenzioni non le sa ascoltare, non le sa guardare, non riesce a vederle”.
Al piano inferiore della galleria, una serie di altri circa cento trittici di Pejrolo, centinaia di foto in miniatura e una lavagna magnetica favoriranno l’immersione nel processo creativo dell’artista e daranno la possibilità ai visitatori di comporre il proprio personale trittico; chi vorrà vi si potrà ispirare per un breve racconto. Questa esperienza coinvolge il visitatore nel percorso espositivo, ne libera la fantasia, gli consente di dar corpo alle proprie emozioni. Lo trasforma da spettatore in “artista”. Per una volta.
La galleria selezionerà alcune di queste composizioni, foto e testi, per la pubblicazione in una sezione dedicata del proprio sito web.