Il digital storytelling al museo

Il digital storytelling al museo

di Chiara Sordini in Notizie, Novità ed Eventi

La nuova frontiera del museo 4.0 non può prescindere dall’arte della narrazione, tantomeno dalla tecnologia, impotente senza la storie. La diffusione di una cultura digitale rappresenta il passaggio fondamentale per poter dare un impulso decisivo al patrimonio artistico. Farne un uso maturo significa unire racconto e conoscenza in una forma di comunicazione che sappia coinvolgere lo spettatore, creando una strategia per migliorare la comprensione dell’opera d’arte, senza scardinarne il valore. La sapiente arte del raccontare ha origini antiche, quanto l’umanità stessa. Alla base del nostro sviluppo culturale, l’uso della narrazione ha permesso di poter intraprendere relazioni e trasmettere informazioni, producendo suggestione e immedesimazione. Quale luogo migliore del museo può dare la possibilità di vivere storie, catturare l’attenzione e coinvolgere l’interlocutore dal punto di vista emotivo. E’ come trovarsi difronte ad un palcoscenico, dove le opere d’arte-attori teatrali interpretano i più diversi ruoli, scaturendo infinite interpretazioni e suscitando emozioni. Il concetto di interattività è stato usato negli ultimi anni in accezioni molto diverse tra di loro, ma nel linguaggio digitale è l’elemento chiave e si traduce in una modalità di esperienza attiva, ben distinta dai mass media tradizionali, fruiti passivamente. Negli anni ’90 iniziarono a svilupparsi varie forme di interconnessione uomo-media, attraverso interfacce e tecnologie multimediali, diventando una potente forma di intrattenimento. A partire dallo stesso periodo, anche il concetto di digital storytelling inizia a farsi strada negli Stati Uniti, quando venne ideato un sistema interattivo-multimediale all’interno di una performance teatrale. Da quel momento, i campi di applicazione si sono allargati a molti contesti, dalla scuola al mondo dell’arte. In questo nuovo  panorama didattico, più emozionale e interattivo, il digitale ha mutato radicalmente l’approccio e il comportamento dello studente alla conoscenza. Adottando questa metodologia anche in un progetto di fruizione del patrimonio culturale, si ha la possibilità di costruire una mediazione fra il visibile e l’immateriale, sviluppando nuove forme di interazione fra la realtà museale e utente. Restituire, ad esempio, i “pezzi mancanti” di un bene, o “poter entrare” in un’opera significa approdare in un’altra dimensione, offrendo ricostruzioni del flusso narrativo degli oggetti e la loro storia, ad alto impatto visivo. Sono tante le potenzialità da mettere in campo, che richiedono però un mix di competenze che non sempre è semplice trovare e coordinare. 

 

Foto: Thomas Struth

27 Lug 2020