Nebraska: New Topographies
Nella cosmopedia contemporanea sappiamo che coesistono un elevatissimo numero di forme di espressione: immagine fissa, immagine in movimento, immagine animata, suono, simulazioni interattive, mappe interattive, realtà virtuali, vite artificiali etc… E’ in questo luogo che autori di vario genere (scrittori, sceneggiatori, fotografi, cineasti, artisti, etc…) vanno ad attingere per creare le loro storie e gli universi immaginativi in cui sono immerse. Succede quindi che un’opera, un film per esempio, possa divenire il precipitato di una serie di forme d’espressione differenti oppure possa assorbire una serie di caratteristiche proprie di un’altra forma espressiva.
In Nebraska, ultimo film diretto da Alexander Payne, sembra accadere proprio questo. Il cinema assorbe dalla fotografia uno sguardo sulle cose del mondo. La trama del film è semplice e lineare. L’anziano Woody Grant crede di aver vinto un milione di dollari. Deciso a riscuotere il premio, si mette in viaggio dal Montana per il Nebraska con il figlio David che asseconda il taciturno padre per cercare di conoscerlo meglio.
Nel 1975 a Rochester (NY), presso l’International Museum of Photography viene organizzata la mostra “New Topographics – Photographs of a Man-Altered Landscape”. Gli autori invitati dal curatore, W. Jenkins, erano: Robert Adams, Lewis Baltz, Bernd e Hilda Becher, Joe Deal, Frank Gohlke, Nicholas Nixon, John Schott, Stephen Shore e Henry Wessel jr. Questa mostra fu un punto di svolta nel mondo della fotografia, modificando profondamente la lettura delle relazioni fra il paesaggio, l’uomo e la sua rappresentazione tramite il mezzo fotografico. Da lì prese avvio un processo di ricerca intellettuale ed estetica che influenzò molte generazioni di fotografi, costituendo un nuovo modo di guardare e fotografare.
Se andiamo a rivedere il lavoro dei New Topoghapics e i loro paradigmi operativi ritroveremo nella scelta della messa in scena di Payne la stessa attenzione nel rappresentare il paesaggio americano. Un paesaggio in bianco e nero non più immerso nella wirdleness, ma abitato da pali del telefono, parcheggi, stazioni di servizio, cassonetti dei rifiuti, insegne, quartieri anonimi.
Lo sguardo freddo adottato dai New Topographics è lo sguardo che viene restituito nel film. Ogni aspetto emotivo che potrebbe sprofondare nel dramma o nella farsa, sembra essere depotenziato dalle sporadiche battute sagaci del vecchio ormai al capolinea. Scene familiari collettive, attraversate da silenzi che si muovono sulla linea di confine fra tragedia e commedia, rimangono sempre immerse nella calma di un midwest vecchio e disgregato.
Lewis Baltz a proposito del lavoro fatto per la mostra New topoghpics del 1975, comentò: “Spero che queste fotografie siano sterili, che non ci siano ulteriori coinvolgimenti emotivi”. Nello stesso modo il regista sembra restituire quello che rimane nel ventre dell’America, un mito, quello dell’american way of life, impresso nel viso di cenere della vecchiaia. Lo fa mostratondolo attraverso inquadrature sterili, volutamente anafettive, ma sempre pronte a suggerirci nella loro ampiezza, una potenza sconfinata.
Il sottotitolo di quella mostra del 1975 diceva: Photographs of a Man-Altered Landscape. Fotografie di un paesaggio alterato dall’uomo . In Nebraska dietro a tutti i ricordi, ai vecchi amori, amici e nemici, parenti vivi e sotterrati da anni, c’è una terra potente ma ormai alterata dalla presenza dell’uomo, ingombrante e inquinante: autostrade, strade statali, parcheggi, caseggiati industriali o vecchie case in legno abbandonate in mezzo alla campagna si presentano come elementi devastati o devastatori.
Il paesaggio alterato messo in scena in Nebraska sembra abitare anche lo sguardo di Woody. A tratti, tolti dal torpore profondo di un cattiva vecchiaia, da una frase o una domanda fatta dal figlio, gli occhi di Woody si spalancano allarmati, mostrandoci però solo un enorme smarrimento. Quello sguardo non sembra più in grado di afferrare nulla e neppure c’è più la memoria a fare da soccorso per compensare quanto non c’è più. C’è solo, da qualche parte, una reminiscenza di vite accadute che non importano più.
Alla fine il milione di dollari, il sogno della vincita e della ricchezza tutta Americana, si scontra con un blocco di cemento prefabbricato che è la sede dell’agenzia di marketing che ha spedito la falsa lettera per la riscossione del premio. Non ci sono vincitori, ma solo gadget.
Il tentativo di David di restituire la dignità che spetta al proprio padre, dura giusto il tempo di un passaggio nel centro di una piccola cittadina del Midwest a bordo di un grande Pick-Up nero.