Musei accessibili e tecnologie abilitanti
Il futuro, già da oggi, sta mettendo il settore culturale davanti a continue e nuove sfide, che riguardano anche l’opportunità offerta dalla tecnologia come fattore abilitante nello sviluppo di soluzioni e miglioramenti per il rinnovamento dei processi e dei servizi museali.
I musei, piccoli e grandi, si trovano al centro di una fase di profondo cambiamento interno, che coinvolge non solo la ricerca di altre modalità di comunicazione e linguaggi espressivi nuovi, ma anche la necessità di aprirsi sempre più verso l’esterno, per fare rete con gli altri attori dell’ecosistema culturale.
L’emergenza Covid, com’è ormai ben noto, ha potuto offrire non solo un nuovo modo di approcciarsi all’arte con il digitale, ma anche di mettere in evidenza la complessità e l’eterogeneità del suo utilizzo nei diversi contesti culturali.
A questo riguardo, il quadro generale è in continua evoluzione: ci sono molti soggetti culturali attivi, ma sono ancora tanti i piccoli e medi musei che faticano, spesso per mancanza di budget e competenze, a tenere il passo con la rapidità dell’evoluzione digitale, che può giocare un ruolo fondamentale nell’esperienza di visita.
Non bisogna dimenticare che, oggi, il tema dell’accessibilità riveste un ruolo centrale nel dibattito culturale nazionale e internazionale.
Non è soltanto un’attenzione rivolta alla gestione degli orari, dei servizi essenziali e facilities, ma è sempre più una questione di apertura mentale.
Già nel 1960, l’ICOM esortava nel dettare linee guida molto precise su come rendere accessibili le collezioni per ricerca, conoscenza, apprendimento, diletto.
Oggi la questione delle barriere museali si amplia, per includere, prima di tutto quelle di carattere culturale, sociale, politico, economico, prima ancora di quelle fisiche e architettoniche.
L’accessibilità è soprattutto inclusione ed implica anche problemi di tipo etico, legati a quelle istituzioni museali che vorrebbero rivolgere maggiore attenzione alla fruizione culturale e che sono indotte a cercare modalità più partecipative, anche per quel pubblico culturale potenzialmente svantaggiato, marginalizzato o escluso.
Il ruolo delle tecnologie abilitanti può risultare, in questo senso, risolutivo. Realtà virtuale ed aumentata sono solo alcuni dei possibili strumenti che possono essere utilizzati per trasmettere contenuti in maniera interattiva attraverso strategie di audience engagement, che permetterebbero di coinvolgere attivamente gli utenti alla narrazione dei contenuti culturali.
I musei dovrebbero essere sempre più un luogo sociale, di incontro, scambio, dialogo tra diverse persone, comunità e culture attraverso forme di accoglienza e apprendimento, per contrastare le disuguaglianze e l’esclusione di qualsiasi genere, con più attenzione a quelle categorie che di solito non visitano i musei ( social museum ).
Operare in favore della eliminazione delle barriere senso-percettive, culturali e cognitive è ancora un altro aspetto da considerare. Per questo motivo, i musei e le esposizioni d’arte stanno mutando la propria offerta, trasformando la modalità di fruizione dalla semplice osservazione passiva dei reperti o delle opere d’arte in favore di una esperienza più vera, che accenda tutti i cinque sensi della percezione umana.
Cresce sempre di più il bisogno di un aiuto tecnologico, in grado di combinare tatto, udito e vista per consentire una migliore percezione della realtà e condurre le categorie sociali con limiti fisici, sensoriali e cognitivi ad un’esperienza esplorativa più completa e appagante.
In questo senso, uno dei luoghi unico nel suo genere è il Museo Tattile Statale Omero di Ancona.
All’interno del museo può essere prevista la presenza, tra le tante ed emergenti figure professionali che potrebbero gravitarvi nel prossimo futuro, quella
del Responsabile per l’Accessibilità, in grado di occuparsi a 360° di tutti gli aspetti organizzativi e pratici, per fare di un museo un luogo veramente inclusivo.
Foto: Thomas Struth