Il curatore nell’era virtuale
L’informazione e la trasmissione di contenuti entrano di forza a far parte del dibattito sull’organizzazione futura dei musei, colpiti da una pandemia senza precedenti storici. Ci siamo oramai abituati alla somministrazione quotidiana di direttive e prescrizioni sanitarie, ma lo sforzo politico va indirizzato verso la necessità di “promuovere lo sviluppo della cultura, la ricerca scientifica e tecnologica”, come enunciato dall’art.9 della nostra Costituzione. Rilanciare uno dei settori più fortemente compromessi, incentivando la diffusione del supporto informatico ai servizi museali. Gli strumenti digitali hanno rivestito un ruolo primario durante la piena emergenza. Il museo ha bisogno di adeguarsi al cambiamento anche ampliando le modalità espressive e comunicative di una figura professionale in particolare, quella del curatore. I tempi attuali sono propizi per adottare modalità di fruizione più virtuali e interattive nella divulgazione dei contenuti, di supporto all’esperienza di visita, che possano rendere il pubblico più partecipe al processo conoscitivo. Restituire un efficace punto di vista più tecnologico nella comprensione delle collezioni. Durante la quarantena, la voce del curatore, uno fra questi Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento di Firenze, ha narrato le vicende creative di alcuni artisti, facendo da tramite fra il loro operare e il pubblico che apprendeva, da casa, tramite il web. Questo strumento ha reso possibile connettersi con una dimensione inusuale, domestica, “sfruttando”una tipologia di comunicazione digitale che permettesse di coinvolgere e aggiornare il pubblico nell’attività artistica. E’ un punto da cui partire, per dimostrare realmente quanto la narrazione di contenuti a carattere artistico/culturale sta cambiando. In questo senso, il ruolo del curatore si può facilmente “prestare” al compito. La sua stessa natura di approfondire gli aspetti umani e le sfumature psicologiche degli artisti durante l’atto creativo ben risponde alla necessità di promuovere nuove modalità di racconto più immersive e esperienziali. Va ripensato un rapporto con il visitatore che possa ristabilire, e allo stesso tempo rispondere, alle future e necessarie esigenze del museo. Le nuove dinamiche espositive dovranno fare necessariamente i conti con gli ingressi contingentati e le distanze fra i visitatori, recuperando allo stesso tempo quel rapporto dialettico e “umano” compromesso, con le opere. La responsabilità professionale del curatore riveste, d’ora in poi, un ruolo decisivo, nell’individuazione della strategia comunicativa più adatta alla situazione e nel saper accogliere nuove sfide per il futuro di tutto l’ambito museale.
Foto: Thomas Struth